Parchi e Riserve Regionali
PARCO DELL'APPIA
- RICHIESTA DI INSERIMENTO DELL' AREA DELLA BARBUTA ENTRO I CONFINI DEL PARCO DELL' APPIA.
- RICHIESTA DI INSERIMENTO NEL PARCO DELL' APPIA DELL' INTERO COMPRENSORIO ATTINENTE ALL'IPPODROMO DELLE CAPANNELLE.
- RICHIESTA AL COMUNE DI ROMA DI RISPETTARE LA DESTINAZIONE DI PIANO REGOLATORE CHE PREVEDE PER I 30 HA DELLA BARBUTA VERDE PUBBLICO.
PREMESSE
Già a settembre 2022 sono giunte notizie da esponenti politici di Ciampino, di una decisione del Comune di Roma di sistemare qui, in questa area di proprietà comunale, destinata a verde pubblico, i rottamatori di auto ed in particolare di quelli che hanno visto distrutto il loro insediamento dall' incendio nel Parco di Centocelle (zona marginale confinante con via Togliatti).
Ancora una volta con l'equivoco che l'attività di rottamazione auto non sia una attività industriale, che in quanto tale vada sistemata in aree artigianali ed industriali, con tutte le regole, le prescrizioni e le precauzioni necessarie per una attività ad alto impatto ambientale.
La Barbuta venne sottratta alla profonda trasformazione connessa ad una lottizzazione residenziale nel 1991, con diretto intervento del Consiglio Comunale di Roma.
Oramai prossima a vedere l'inizio dei lavori, l'area di 30 ettari venne, invece, ceduta al Comune che provvide a traslocare le cubature, già assentite a delle Cooperative, in un' area destinata all' edilizia popolare nei pressi di Osteria del Curato.
Grazie a quella decisione essa non solo è destinata a verde pubblico, ma è già di proprietà pubblica.
Occorre profittare di tale oramai antica saggia decisione non solo per integrarla con il Parco dell'Appia, ma per farne un caso esemplare di progettazione del verde, con visione paesaggistica e capace di inserirsi nel più vasto programma di forestazione urbana.
Da ultimo alcune note di carattere paesaggistico. La Barbuta si inserisce in una fascia verde o perlomeno libera da ostacoli e costruzioni che costeggiano il lato sinistro della Via Appia Nuova in direzione Sud verso i Colli Albani.
Fascia compresa tra due Infrastrutture parallele:
La Via Appia Nuova e la infrastruttura Ferroviaria che raccoglie le linee dei Castelli e della Roma-Napoli via Cassino per avviarle verso Termini.
Entro il GRA abbiamo il complesso delle Capannelle con l'ippodromo e al di là del GRA la Barbuta con a fianco a rafforzarne la attuale destinazione la Pista di allenamento delle Capannelle. A seguire il complesso verde dello Stabilimento dell'Acqua Appia ed ancora Aeroporto e la pista di Ciampino. Tale direttrice sostanzialmente non edificata e visivamente libera giunge così ai piedi dei colli Albani a Cava dei Selci.
La direttrice agevolata dalle rare costruzioni costituisce il cono visuale privilegiato per la osservazione del collegamento, storicissimo, tra la Via Appia (Antica) e il Monte Cavo.
Tale cono visuale è stato esaltato successivamente alla acquisizione dell'area della Barbuta dai lavori del Giubileo del 2000.
Nell' occasione avvenne la sistemazione e pavimentazione della Regina Viarum, tra Torricola ed il GRA dove finalmente il tracciato autostradale che tranciava la Via Appia venne sotterrato nel suo lungo attuale Tunnel lungo circa un chilometro.
Oggi grazie a quei lavori moltitudini di visitatori e turisti da tutto il mondo giungono a piedi ed in bici fino a questa altezza dell'Appia e ad esse si svela qui e solo qui questo collegamento visivo grazie alla quota già leggermente più alta su cui corre la Consolare e grazie alla trasparenza visiva lasciata dalla Barbuta, libera da costruzioni. O quantomeno libera dalla contaminazione del solito cemento con il quale il Parco dell'Appia è costretto a confrontarsi per tutto il suo precedente percorso.
Una opportunità, una qualità, un pregio storico paesaggistico da salvaguardare nella lunga appassionata storia che vede Italia Nostra Roma completare tassello dopo tassello l'idea che folgorò in nostro Antonio Cederna nei primi anni '50 del '900.
Approfitto dell'occasione per rinnovare la storia della Barbuta a onore e stima di un galantuomo che ho avuto la fortuna d’incontrare nella mia vita: di nome Luciano Di Pietrantonio
Per il quale ho voluto scrivere questo mio primo promemoria, che risale al 2019, forse, sulla Storia urbanistica della Roma dei miei tempi
Oreste Rutigliano
ROMA, VIA APPIA NUOVA, ZONA A VERDE PUBBLICO BARBUTA: UNA BELLA STORIA
L’area di 30 ettari si chiama Barbuta. Dal nome di una antica tenuta agricola.
È compresa nell’angolo formato dal GRA e dalla ortogonale Via Appia Nuova, sulla parte esterna del GRA stesso. A Sud Est.
Da molti anni è in abbandono e su parte di essa si sono insediati i nomadi con un loro accampamento.
Oggi sembra allontanati con una adeguata soluzione ai loro problemi abitativi.
L' area con ogni evidenza appare assai appetibile per il suo sfruttamento speculativo e particolarmente dal punto di vista commerciale, per la sua accessibilità e per la sua visibilità. Essa è in grado di catturare migliaia di consumatori che transitano sull’asse viario fondamentale Roma-Castelli.
Nel 2017 ci mise gli occhi sopra la multinazionale Leroy Merlin. In una operazione congiunta che ha visto un accordo tra la Multinazionale e la cooperativa Capodarco, la nota cooperativa che si occupa di assistenza sociale vicina all’on.le Battaglia (PD ). Accordo nel quale in cambio dell'insediamento di un suo nuovo centro commerciale Leroy Merlin avrebbe costruito e messo a disposizione un centro residenziale per i nomadi ivi accampati. Non commento il comportamento dell'on.le Battaglia che casualmente incontrato mi confermò candidamente le sue intenzioni, dimentico di aver votato a suo tempo per la inedificabilità assoluta.
Si dà il caso che l’area sia strategica anche per il Parco dell’Appia Antica.
Percorrendo l'Antica consolare provenendo da Porta S. Sebastiano in direzione Sud, poco prima di sovrastare il tunnel del GRA, sul dolce rilievo della colata lavica si apre in tutta pienezza il cono visuale Appia - Castelli. Chi proviene dalle mura aureliane ora si trova direttamente al cospetto del potente rilievo di Monte Cavo ed a tutti i Colli Albani. E ritrova dal vivo l'iconografia più ricorrente del grande monumento viario.
Il profilo antico del Vulcano Laziale, qui a suo modo imponente e dai colori cangianti, si contrappone all’asse viario. E la strada a sua volta lo sfida per salire diritta con un rettifilo che attraversa Albano laziale.
Ed ancora, qui, l’area protetta mancherebbe di sufficiente spazio vitale alla propria sinistra, ad Est, se non ci fosse questo grande spazio libero ed agricolo.
Per tutte queste ragioni, e per salvaguardare questo primario cono visuale, fin dal 1991, la Variante di Salvaguardia, volta a salvaguardare natura e paesaggio della campagna romana, votata dal Cons Comunale, provvide a cancellare dall' area della Barbuta ogni previsione di espansione edilizia.
Proprio per consentire una direttrice visiva libera da ogni ostacolo nella successione Parco degli Acquedotti, Lucrezia Romana, Capannelle, Barbuta, Fonte Appia, Aeroporto di Ciampino.
E poiché su di essa già esisteva una previsione di espansione edilizia ed un progetto di lottizzazione delle Cooperative Bianche (Consorcasa), che si erano assicurate i terreni, e già avevano avuto asseverato il piano di lottizzazione, si giunse ad un provvedimento di delocalizzazione del progetto Consorcasa su altri piani di zona di edilizia economica e popolare, con acquisizione dei 30 ettari della Barbuta al demanio comunale con una destinazione provvidenziale a Verde Pubblico ( allora zona N).
Successivamente nel 1997 venne apposto il vincolo art. 1, lettera m, della legge Galasso, in contemporanea con analoghi vincoli apposti su altri vitali margini dell’Appia a Tor Marancia, Boville e Mugilla.
In tempi più recenti il PTP 12/15, l'unico PTP approvato nel Lazio, che sopravvive ed integra l’attuale PTPR, la classificò come area TPa 78 con le seguenti prescrizioni: " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici".
Poi è stata la volta nel 2002 del Piano di Assetto del Parco dell’Appia Antica, predisposto dall’Ente parco, che ha previsto consistenti ampliamenti dei confini del Parco stesso, e tra questi fondamentali in questo settore, i due circuiti dell’Ippodromo delle Capannelle e la stessa tenuta della Barbuta. Per la quale le prescrizioni sono state ancor più rigide di quelle del Piano paesistico. E cioè: area 3.1 di protezione a prevalente valore storico archeologico e paesaggistico. Come dire solo agricoltura.
Purtroppo in sede di Approvazione in Regione gli ampliamenti previsti dal Piano di Assetto redatto al suo interno dall' Ente Parco e dai plurimi interventi dei suoi Consiglieri furono cassati, poiché il perimetro dei Parchi regionali sono materia di competenza del Consiglio Regionale.
Solo dopo aver ricordato queste premesse si può percepire la gravità del procedimento di “alienazione” di questi terreni preziosi ad una multinazionale.
Preoccupa gravemente che in Comune si sia preso, anche solo in esame, con amnesia e leggerezza, un progetto di Centro commerciale, laddove un plurimo apparato vincolistico prevede la salvaguardia di questa area.
E nonostante la storia che ne ha determinato la acquisizione al demanio pubblico.
Il progetto è stato per buona fortuna contestato in extremis in Consiglio Comunale, ma non per motivi storico urbanistici e paesaggistici, ma solo sulla base di motivi sociali, confermati da direttive europee, che sconsigliano la creazione di quartieri monoetnici e cioè la creazione di ghetti non integrabili.
Contestazione debole ed aggirabile con altre forme di munifiche donazioni sociali da parte del colosso commerciale entrato in campo. Che difficilmente mollerà la presa su un simile affare.
DAL NOSTRA PUNTO DI VISTA LA VICENDA SI PRESTA AD UNA LETTURA ASSAI PREOCCUPANTE.QUI NON SI RIPETA PEDISSEQUAMENTE L' ABNORME PRETESA DELL’ASSESSORE CORSINI DEL CENTRO DESTRA, CHE PER FARE IL VILLAGGIO OLIMPICO ALL’ IPPODROMO DI TOR DI QUINTO, VINCOLATO PAESAGGISTICAMENTE, PROCLAMAVA CHE IL VINCOLO LO SI POTEVA TRANQUILLAMENTE REVOCARE. SUSCITANDO SCONCERTO E IMMEDIATE REAZIONI.QUI SI AVVERTE, AL CONTRARIO, IL CLIMA DI DEREGULATION PREPOTENTE E VINCENTE, DIVENUTO PRATICA POLITICA USUALE E ADDIRITTURA SANCITO DAL DECRETO LEGGE SBLOCCA ITALIA.ED IN TALE PROSPETTIVA VA OGGI VISTA LA VICENDA.UN PRECEDENTE MICIDIALE CAPACE DI CORRODERE ALLE FONDAMENTA LA STORIA E LA NORMATIVA CONSEGUENTE OTTENUTA SULL’APPIA DOPO L' IMPEGNO DI DUE GENERAZIONI.SULLA INDICAZIONE VOLUTA CAPARBIAMENTE PER UN INTERA VITA DA ANTONIO CEDERNA.
Ciò detto non si può non ricollegare a questo progettato misfatto quanto accade a Frattocchie all' estremo margine sud del Parco Regionale dell’Appia Antica.
Qui i frati Trappisti, edificavano ai primi del novecento un convento dotato di 20 ettari di preziosi vigneti.
Uno spazio che consente di immaginare una continuità tra Parco dell’Appia e Parco dei Castelli.
Aggiungasi poi che i Castelli nel corso degli ultimi tre lustri hanno visto passare le vigne, per cui erano famosi, da 11.000 a soli 6000 ettari.
Sotto la pressione edificatoria e residenziale.
Nel mentre si predica, forse invano, l'’intangibilità degli spazi agricoli.
Bene, anche qui, si parla di vendita a soggetti con un unico scopo sociale: mattone e cemento.
È TEMPO DUNQUE DI ALLEANZE E DI SFORZI CONGIUNTI TRA ORGANI DI TUTELA STATALI E REGIONALI.
SEMPRECHE' NON CI SI SIA RASSEGNATI AD UN DESTINO DI SVENDITA DEFINITIVA DEL PATRIMONIO STORICO- PAESAGGISTICO, SOTTO L' INCALZARE DELLA CRISI.
CON EVIDENTE MIOPIA ED EPOCALE ERRORE DI STRATEGIA DEL FUTURO..
POST SCRIPTUM
Non posso non rammentare in questa rievocazione accadimenti che mi hanno visto protagonista che mi spingono a rendere il dovuto riconoscimento ad un gentiluomo della politica: il capogruppo democristiano in Campidoglio dei primi anni '90, al tempo del Sindaco Carraro: Luciano Di Pietrantonio, un ex sindacalista prestato alla politica.
Nella lunga complessa vicenda della variante di salvaguardia, che ho vissuto in qualità di allora consigliere comunale di Roma, membro della Commissione urbanistica, mi imbattei in una segnalazione di alcuni cittadini sul rischio di edificazione della Barbuta.
In Consiglio comunale ripresi la segnalazione sollevando le vibrate, quasi incontenibili proteste del Gruppo DC, appoggiate in aula dagli assegnatari futuri degli appartamenti della cooperativa CONSORCASA. In verità seriamente esasperati nel veder sfumare un sogno già a portata di mano.
Fu in tale circostanza, che intervenne, con grande coraggio e profondo senso della sua missione di rappresentante degli interessi generali della città, il capogruppo democristiano Di Pietrantonio.
Questi, contro il suo " popolo" presente in aula, diede a tutti con autorevolezza ammirevole una lezione di senso civico dichiarando vere le ragioni del fermare, finché si era in tempo, un errore che avrebbe portato vantaggi per pochi e danni ad un disegno urbanistico di alto interesse per il futuro assetto cittadino.
Vorrei poter rileggere quel suo intervento, giunto inaspettatamente a mio favore e rivivere quella profonda emozione. Emozione che fu pari a quella mi regalò Antonio Cederna 2 anni dopo quando intervenne in modo decisivo in Consiglio Comunale per spostare l'Auditorium dal Borghetto Flaminio al Villaggio Olimpico.
Fu così che passò quel meritorio blocco, e il successivo iter di delocalizzazione delle cubature già assentite, con passaggio della Barbuta nel demanio e nelle disponibilità del Comune. Che immediatamente la destinò a Verde Pubblico.
Tempi lontani anni luce dal presente meschino ruolo di tanti rappresentanti politici odierni, senza poteri e senza prestigio, che vivono la loro vita nelle istituzioni da " nominati", revocabili al minimo dissenso. Ed incapaci di denunciare simili assurde storture.
Non ho mai più visto o sentito Luciano Di Pietrantonio, non so dove sia e se in vita mi auguro di poterlo incontrare.
Vorrei di nuovo testimoniargli la mia immensa stima ed apprezzarne una onesta e linearità politica di cui non ho mai più visto l'eguale per tutti i successivi 32 anni passati da quel tempo lontano ………………
Oreste Rutigliano