Beni culturali e paesaggio
LE MURA URBANE DI ROMA
PROPOSTE DI RIQUALIFICAZIONE E FRUIZIONEA cura del Consigliere Pierluigi Gazzani, febbraio 2023
PREMESSA
La capitale d'Italia detiene un primato poco conosciuto di cui gli stessi abitanti sono generalmente all'oscuro, ovvero quello di possedere, ancora nel terzo millennio, una cerchia difensiva che, per antichità ed estensione, rappresenta un vero e proprio unicum europeo e mondiale, superiore a quelle di antiche capitali come Costantinopoli, Gerusalemme o Pechino.
Difatti, quello che oggi a Roma, a livello amministrativo e non solo, viene identificato con il Centro Storico, coincidente con il suo primo e più nobile Municipio, è quasi interamente racchiuso entro una cinta fortificata, sorta di quadrilatero, che è il risultato di successivi interventi realizzati in un lunghissimo arco temporale che va dal tardo Impero Romano sino allo Stato della Chiesa, tra il terzo ed il diciassettesimo secolo, e che ha ininterrottamente svolto la sua funzione difensiva per ben milleseicento anni, ovvero sino al 1870, l'anno della presa di Roma da parte delle truppe del nascente Regno d'Italia.
A partire da quella data la cerchia, oltre a perdere la sua ragion d'essere a causa della realizzazione tutt'intorno a Roma della moderna corona di forti del campo trincerato, ha dovuto subire una serie di interventi per le esigenze della nuova capitale che in alcuni tratti ne hanno interrotto la continuità o eliminato storiche porte.
Cinonostante, la cinta di Roma è scampata alle demolizioni che hanno caratterizzato le più importanti città italiane come Milano, Torino, Firenze e Napoli, ed europee, le capitali in primis, come Parigi, Londra o Berlino.
Un monumento che non subì quella sorte, nonostante le altre distruzioni che non furono risparmiate alla capitale, per l'eccezionalità data dall'antichità insieme all'estensione, in coerenza con la scelta di Roma come capitale definitiva del Regno, dopo Torino e Firenze, più per ragioni di prestigio storico-culturale che non economiche.
In Italia, tra le grandi città, soltanto Genova possiede delle fortificazioni che, per sviluppo ed imponenza, potrebbero avvicinarsi a quelle romane senonchè nella città ligure le mura che in misura più consistente sono giunte sino a noi sono le "Mura Nuove" che, oltre ad essere più brevi, sono molto più moderne in quanto coeve delle ultime innalzate a Roma nel XVII secolo e sono, perlopiù, situate in un ambiente acclive che giunge sino ai 500 metri di quota, sostanzialmente extraurbano o poco toccato dall'espansione cittadina; viceversa, quelle investite dallo sviluppo della città e sul fronte del porto sono state sacrificate alle esigenze della modernità.
A Roma, invece, i due terzi dell'attuale cerchia è costituito dalle fortificazioni di epoca imperiale, coincidenti con le Mura Aureliane del terzo secolo dopo Cristo ed i successivi interventi di sopraelevazione e rinforzo del quinto e sesto secolo e con esse viene comunemente identificata l'intera cintura.
Sono quasi esclusivamente ubicate nella parte sinistra del Tevere, quella centrale, più antica ed estesa della capitale imperiale, in quanto soltanto per una piccola parte scavalcavano il fiume a protezione della zona di Trastevere.
Con una suggestiva fusione di elementi le Mura Aureliane incorporarono, a fini difensivi, anche strutture preesistenti come le sostruzioni del Pincio al Muro Torto, la caserma del Castro Pretorio, ma anche tratti di acquedotto, l'Anfiteatro Castrense e, persino, un grande monumento funebre come la Piramide di Caio Cestio.
Si è calcolato che si tratta del più grande monumento di epoca romana della città quanto a estensione e volume.
Tale perimetro nel corso del tempo ha, tuttavia, subito la perdita di alcuni tratti, specie lungo le sponde del Tevere, ma grazie all'opera di più Papi è stato notevolmente ampliato sulla riva opposta del fiume, quella di Trastevere e del Vaticano, un tempo periferica, di gran lunga la meno estesa e popolosa, con un sistema difensivo ancor più articolato di quello imperiale.
Infatti, in risposta alle scorrerie ed ai sacchi subiti dalla città, a partire dall'originario caposaldo romano della Mole Adriana furono, in successione, realizzati vari ordini di fortificazioni, sia a protezione dell'antica Basilica di San Pietro che del borgo sorto nei pressi: le prime Mura Leonine del IX secolo, i potenziamenti e gli ampliamenti bastionati di tipo moderno intorno al Vaticano e a Borgo Pio del XV e XVI secolo, per finire con gli oltre tre chilometri di Mura Urbaniane seicentesche che proteggevano, in posizione dominante e più efficacemente, l'intero settore occidentale della città includendo oltre al rione Trastevere tutto il colle del Gianicolo e, di fatto, rendendo superata la più vecchia e ristretta cintura aureliana di Oltretevere.
Queste ultime, importanti, fortificazioni andarono a formare con la "Città Leonina" un unico sistema difensivo che ancora oggi è unito a Castel Sant'Angelo per il tramite del c.d. "Passetto di Borgo", il residuo più rilevante delle medievali Mura Leonine.
In buona sostanza, ciò che dei quasi diciannove chilometri originari delle mura imperiali di Aureliano ed Onorio è andato perduto nel corso del tempo sia lungo le sponde del fiume, a Testaccio come al Campo Marzio, che sulle alture di Trastevere, riducendole di un terzo, è stato in buona sostanza bilanciato dalle successive realizzazioni papali, di epoca medievale e moderna, che hanno allargato la cinta e riportato il complessivo perimetro ad una lunghezza equivalente, arricchendola di bastioni moderni e, talvolta, imponenti.
Il risultato di interventi realizzati in un arco temporale così prolungato è un complesso fortificato variegato, per quanto improntato alle due principali tipologie, nel quale si può leggere anche la storia della città, con tutta la stratificazione di restauri e rifacimenti che vanno dall'epoca bizantina sino alle aperture stradali novecentesche.
Un monumentale sistema difensivo ancora oggi in larga misura contemplabile e percorribile dal basso, seppur tra ostacoli e difficoltà, per quanto la stragrande maggioranza degli abitanti o dei turisti, proprio per la sua estensione lineare che si perde nella città, non sia in grado di coglierne l'unitarietà e l'importanza; non è, infatti, raro imbattersi in romani che non distinguono il passaggio sotto le mura da quello di un antico acquedotto e, men che meno, che ne sappiano in qualche modo descrivere il tracciato.
L'eccezionalità della situazione romana è data, quindi, dal fatto di essere l'Urbe la più grande città italiana, una metropoli di tre milioni di abitanti ed una moderna capitale europea e che le sue mura sono state scavalcate dall'espansione postunitaria, inglobate nel tessuto urbano e con esso hanno convissuto; sia pur potendosi distinguere situazioni di vero e proprio assorbimento rispetto a contesti in cui le stesse possono ancora offrire un'idea del loro antico rapporto con la campagna circostante, in quanto confinanti con zone scampate all'edificazione per ragioni di tutela, come la zona archeologica centrale ed il Parco dell'Appia Antica, Villa Borghese o il colle del Gianicolo che ne hanno garantito un maggiore rispetto.
In sostanza, oggetto della presente analisi è quella più ampia cerchia difensiva continua, giunta quasi per intero sino ai giorni nostri, che si trovarono di fronte nel 1849 le truppe francesi all'assalto della Repubblica Romana, investendola da ovest, e che ventuno anni dopo veniva violata sul versante opposto, a Porta Pia, dalle truppe del nuovo Stato Italiano giunte per espugnare la capitale del morente Stato Pontificio.
I TRATTI DIMENTICATI E QUELLI PERDUTI
Oltre alla cinta più estesa e continua, al suo interno sopravvivono ancora, più o meno nascosti o trascurati, tratti di fortificazione da essa superati o non più utili: tra vecchi edifici nei pressi dell'Orto Botanico e nella Villa Farnesina si cela il lato settentrionale superstite delle Mura Aureliane di Trastevere che, a partire dal vertice del Gianicolo, cingevano quella "regione" dell'antica Roma con un perimetro di estensione di molto inferiore rispetto a quello delle moderne mura papali; il loro fronte meridionale a cavallo della via Portuense è stato, invece, abbattuto.
Ma anche all'interno dello Stato della Città del Vaticano, invisibili ai più, i giardini pontifici custodiscono bei tratti delle Mura Leonine con i loro torrioni di rinforzo quattrocenteschi mentre altri bastioni, come quello di Michelangelo, sono stati inglobati da importanti edifici così come un poderoso bastione sangallesco incombe sull'Ospedale Santo Spirito, sulla porta omonima e sulla Galleria Principe Amedeo.
Sono, invece, andati perduti i tratti delle Mura Aureliane, circa quattro chilometri, che correvano lungo le rive del Tevere, al Campo Marzio come a Testaccio, prima inglobati dalle costruzioni delle epoche successive e, poi, per far posto ai Lungoteveri; o il rettilineo cinquecentesco di Pio IV che dal Vaticano, dall'attuale Piazza Risorgimento, proteggeva il fianco settentrionale di Borgo Pio, demolito nel 1888 per far posto ai nuovi quartieri.
Per non parlare dei pochi e brevi resti di chiaro e deteriorabile tufo della prima importante cerchia difensiva di Roma, le c.d. Mura Serviane, risalenti al IV secolo avanti Cristo, nei quali ci si può casualmente imbattere all'interno della città, sovente trascurati o, addirittura, inglobati in edifici di epoca moderna.
Una cinta stimata in undici chilometri, oramai dimenticata, che sopravvive prevalentemente nei toponimi stradali e che, seppur scavalcata dall'espansione urbana, era rimasta tale per oltre sei secoli ma che fu, poi, necessario sostituire con un perimetro più ampio e potente a causa delle incombenti minacce barbariche del Tardo Impero.
I DANNI ARRECATI DALLA NUOVA CAPITALE
Come già anticipato, lo spostamento della capitale del Regno d'Italia a Roma diede l'avvio ad una serie di interventi di varia natura sulla non più utile cinta muraria e nelle sue immediate vicinanze a partire dagli iniziali e massicci interventi edilizi della fine del XIX secolo: principalmente la nascita di nuovi quartieri e la realizzazione di grandi strutture di servizi come ospedali, ferrovie e caserme.
Edifici letteralmemente addossati e più alti in tutta la zona interna attorno a Via Veneto ed al rione Sallustiano sino al quartiere esterno di San Lorenzo, anche a soli otto metri, veri e propri squarci stradali a Piazza Fiume, Castro Pretorio e Porta San Paolo e altri numerosi tagli, il distruttivo passaggio dei binari all'uscita dalla Stazione Termini nei pressi di Porta Maggiore o prima dell'attraversamento del Tevere a Testaccio, il vicino Mattatoio, i fornici della Colombo. Ma anche la costruzione del gigantesco Palazzo Aeronautica, sino al meno appariscente utilizzo-privatizzazione di alcuni tratti di mura da parte di, oramai storici, circoli sportivi come al Muro Torto, a Castro Pretorio e alla Ferratella.
I più colpiti appaiono i settori settentrionale e orientale della cerchia.
Ma le offese sono proseguite anche nel secondo dopoguerra, con la trasformazione del Muro Torto in una strada a scorrimento veloce in continuità con il sacrificio di tutto Corso d'Italia, i cui edifici erano sorti a debita distanza dalle mura, che venne stravolto con le Olimpiadi di Roma del 1960 dai sottopassaggi degli anni del boom, o con la costruzione della stessa Biblioteca Nazionale all'interno del Castro Pretorio.
I lati meridionale ed occidentale, grazie alla maggiore presenza di aree verdi ed archeologiche e di uno sviluppo edilizio meno aggressivo o ravvicinato risultano ad oggi quelli più noti e frequentati per quanto anche ad essi non sia stata risparmiata un'ultima offesa dei tempi moderni, come la collocazione di almeno due centri AMA, più un punto sosta di automezzi sotto le Mura Portuensi, al Foro Boario e a Lungotevere Testaccio nei pressi dell'ultimo moncone sul fiume delle Aureliane. Ma anche la sosta per quindici pullmann turistici in Viale di Porta Ardeatina pressi di Porta San Paolo.
Anche tra il versante esterno e quello interno delle mura vi è una differenza notevole in quanto sul lato della città storica sono state maggiori ed anche risalenti nel tempo le chiusure e le privatizazioni dei terreni del vecchio e libero pomerio; perlopiù parchi privati o ville ma anche cimiteri, edifici di culto o musei.
Pertanto, pur avendo le presente disamina ad oggetto l'intera cinta di Roma, l'attenzione viene posta essenzialmente sul lato esterno delle mura in quanto si tratta di quello che offre le maggiori potenzialità di riqualificazione e fruizione sotto il profilo della continuità di percorrenza, stato di conservazione, spettacolarità, vedute, spazi di rispetto e sistemazioni a verde e, di norma, quello con le mura più alte avendo sovente una funzione di terrapieno; ciononostante, anche alcuni settori interni delle mura si presentano in buone condizioni e con notevoli potenzialità.
IL CIRCUITO
Nonostante, quindi, tutte le alterazioni subite, a partire dalla più settentrionale Porta del Popolo, sull'asse della città, si può seguire, pressochè ininiterrottamente, in senso orario questa muraglia per circa diciannove chilometri sino a Castel Sant'Angelo passando per il Muro Torto, Corso d'Italia, Porta Pia, il Castro Pretorio, San Lorenzo, Porta Maggiore e, di lì, tutto il suo fronte meridionale alle spalle di Santa Croce in Gerusalemme sino all'Anfiteatro Castrense, alle porte San Giovanni ed Asinaria, alle sostruzioni della Basilica di San Giovanni ed ai tratti meglio conservati tra le Porte Metronia, Latina e San Sebastiano sino a Porta San Paolo (Ostiense) alla Piramide ed al Tevere.
Risalendo, poi, dall'ex Mattatoio il Lungotevere Testaccio, dove le mura non esistono più sostituite per circa un chilometro dagli argini, si passa sulla riva opposta del fiume a Ponte Sublicio dove già da uno spigolo delle Mura papali Urbaniane inizia un suggestivo percorso di oltre tre chilometri, a cingere il Gianicolo, che da Porta Portese sale ripidamente all'angolo sud-occidentale della cintura costeggiando da piedi il parco di Villa Sciarra e, poi, il vertice del colle a Porta San Pancrazio; di lì, con ampie vedute sulla Basilica di San Pietro, villa Abamelek e Villa Pamphili, scende a Porta Cavalleggeri, a due passi dal colonnato del Bernini, dove si incontra il possente circuito delle Mura Vaticane che, con altri ben conservati due chilometri, custodisce lo stato piu piccolo del mondo ed il suo verde colle. Si giunge, infine, nella piana dei Prati di Castello attraverso cui il rettilineo medievale del "Passetto" di Borgo, notevole resto delle Mura Leonine (IX secolo), si salda alla fortezza di Castel Sant'Angelo, sul Tevere, circondata da moderni bastioni e fossati.
Da quest'ultimo sino a Porta del Popolo bisogna immaginare sul Lungotevere della riva di Campo Marzio il percorso delle non più esistenti mura sostituite, ma solo per l'ultimo chilometro, dagli alti ed algidi muraglioni umbertini.
Purtroppo, della continuità di tale monumento e delle possibilità di goderlo appieno in questi anni si sono in prevalenza interessati solo piccoli gruppi di trekking urbano e di ciclisti o addetti ai lavori.
LE CRITICITÀ
In estrema sintesi, il problema delle mura urbane di Roma è rappresentato, oltre che dai noti e risalenti problemi di manutenzione e occupazione e dalle distruzioni ed alterazioni subite essenzialmente dopo l'unità d'Italia, dalla mancanza di una visione e gestione unitarie, dalla non consapevolezza del loro valore da parte della stessa cittadinanza, dall'assenza di chiare fasce di rispetto fisico e percettivo o compromissione di quelle esistenti, dall'utilizzo a parcheggio di lunghi tratti alla loro base e dalla fisica impossibilità di fruizione da Piazzale Flaminio a Porta Pia per la presenza di una sorta di autostrada urbana e dei suoi tunnel.
GLI ESEMPI POSITIVI
Lungo il circuito delle Mura sono stati realizzati nel corso degli anni alcuni interventi di sistemazione a verde che, a nostro avviso, rappresentano gli esempi positivi cui riferirsi nella futura sistemazione delle mura poichè ne hanno garantito una congrua fascia di rispetto e la sua contestuale fruizione.
L'intervento del Giubileo del 2000 con i giardini di via Carlo Felice, tra la Basilica di San Giovanni e quella di Santa Croce in Gerusalemme dove, sul lato interno delle mura, si è liberata e demolita una vasta area di vecchi capannoni dell'Atac per fare posto alla più riuscita realizzazione a verde del Centro Storico degli anni recenti, così come è stata riqualificata lo scorso anno l'area nei pressi della Basilica di San Giovanni ed a fianco del mercato di via Sannio.
Il parco lineare delle Mura Latine, tra Porta Metronia e Porta Latina, dove, seppur con qualche ridondanza di arredo, l'eliminazione di una strada marginale ha reso possibile guadagnare un ampio spazio ai piedi di uno dei tratti meglio conservati; anche quello meno conosciuto tra la Piramide ed il Tevere, in via del Campo Boario, seppur più risalente nel tempo, rappresenta un buon esempio.
Ma può ritenersi un modello positivo anche la sistemazione "minima" rinvenibile nei lunghi tratti in corrispondenza di Porta San Sebastiano, peraltro con il suo Museo delle Mura, ed ai piedi del Bastione Ardeatino nei quali ad una stretta fascia a prato, in genere inferiore ai dieci metri, corrisponde un marciapiede sufficientemente ampio da fungere anche da pista ciclabile ed un divieto di sosta agli autoveicoli tale da garantire il pieno godimento del bene.
Si è, tuttavia, sovente trattato, a nostro avviso, di interventi circoscritti e disorganici così come è parsa mancare una visione complessiva ed un attore unico.
Il punto di maggior criticità, oltre alle annose questioni della manutenzione e delle occupazioni abusive, è che in ampi tratti delle mura neanche la sistemazione "minima" alla base è stata garantita nè realizzata.
LE PROPOSTE
Le proposte qui formulate vanno, quindi, essenzialmente nella direzione della promozione della conoscenza e del pubblico godimento del monumento, oltre che della sua tutela.
Le misure ipotizzate presentano costi e complessità in gradualità crescente:
- gestione unitaria: l'impressione generale offerta in tutti questi anni dal monumento è che le Mura di Roma non abbiano una gestione unitaria oltre che efficiente. A nostro avviso un bene di tale importanza e dimensioni necessiterebbe dell'istituzione di una figura ad hoc tipo "Soprintendente alle Mura" e di stanziamenti proporzionati;
- fasce di rispetto: sulla falsariga di ciò che da decenni è stato realizzato ai piedi delle Mura Ardeatine e del Bastione del Sangallo, a Porta San Sebastiano o all'Anfiteatro Castrense, in tutta la cerchia della mura, dato che pressoché ovunque ne sussistono i presupposti fisici, va realizzata la fascia di rispetto minima costituita da un marciapiede con funzione anche ciclabile, una zona a prato ove possibile e, assolutamente, un divieto permanente di sosta ad ogni tipo di veicolo, nonché una modica piantumazione di alberi con funzione ornamentale, tale da mitigare la compatta austerità delle mura ma senza comprometterne la visione; la stabile presenza di veicoli alla loro base rappresenta, forse, la maggiore e più sottovalutata offesa ad un bene di quasi duemila anni ed alla contemplazione in prospettiva di una sequenza di bastioni e torri;
- circuito pedonale ciclabile: in stretta connessione con la ri-creazione di una fascia di rispetto continua, al piede delle Mura deve essere realizzato un unico circuito pedonale-ciclabile, il primo ed autentico GRAB romano, con funzioni sia ludico-sportive che storico-culturali e di mobilità urbana; il più interno di vari cerchi concentrici, una sorta di cerniera tra Centro Storico e zona esterna, a raccordare tutte le vie consolari, porte, piazze, basiliche, parchi ed espansioni del primo novecento che si trovino all'esterno ed all'interno della cinta. Un lungo elenco di luoghi e monumenti tra i più significativi di Roma. La frequentazione permanente del circuito avrebbe anche la funzione di prevenire fenomeni di degrado come l'attuale presenza, in alcuni punti, di insediamenti di senza fissa dimora al riparo della vegetazione spontanea;
- apertura pedonale permanente delle porte: loro massima valorizzazione con il reinserimento nella vita cittadina restituendole alla loro funzione originaria: eclatanti gli esempi negativi delle porte Asinaria e Tiburtina ma anche dei piccoli fortilizi-museo delle Porte Ostiense e San Pancrazio. Esempio positivo la sistemazione di Porta Pinciana;
- ricostruzione dei tagli nelle mura: un po' lungo tutte le mura, ma non ovunque, sono stati aperti varchi più o meno ampi per il transito automobilistico che hanno una non trascurabile responsabilità nella scarsa percezione della loro unitarietà da parte di chiunque. Infatti, se alcuni varchi sono stati inseriti nelle mura con il danno minore praticando passaggi dalla volta ad arco, in altri casi sono stati operati dei veri e propri tagli interrompendone la continuità. I più appariscenti quelli della demolita Porta Salaria di Piazza Fiume, di Piazzale della Croce Rossa al Castro Pretorio, di Piazzale Ostiense, di Porta Cavalleggeri e di Viale Trastevere Ma anche quelli meno percepiti ai lati di Porta Pia e San Pancrazio ed a Piazzale Tiburtino. Viceversa, il modello positivo cui riferirsi in un'operazione di giusto risarcimento sono i fornici della via Cristoforo Colombo, di Porta San Giovanni, Porta Maggiore, Testaccio e via Veneto;
- riqualificazione degli spazi circostanti le porte e delle loro strade di accesso: considerata la valenza anche simbolica del passaggio attraverso le mura è necessario che quantomeno gli spazi antistanti e retrostanti le porte vengano adeguatamente riqualificati e sistemati per la fruizione; eclatante il caso del degrado estetico che ancora caratterizza l'intero rettilineo della via Portuense a Porta Portese o i parcheggi davanti alla breccia di Porta Pia;
- estensione dei tratti di mura aperti alla visita e percorribili: da realizzarsi sul modello del Museo delle Mura di Porta San Sebastiano, di gran lunga il loro punto più visitato, nel quale non soltanto è possibile visitare le strutture interne ma anche ammirare dall'alto la città e, soprattutto, le aree verdi circostanti;
- adibizione a parco delle aree libere interne al Bastione Ardeatino e prolungamento del Museo delle Mura: all'interno di tale bastione cinquecentesco, l'unico vero caso di demolizione e sostituzione di un intero tratto di Mura Aureliane con delle moderne mura papali, si trova una tra le aree meno conosciute, più interessanti e carica di potenzialità del Centro Storico. Un prato di alcuni ettari cui le mura fungono da terrapieno, sovrastante la Casa del Jazz, dal quale si può ancora scorgere la Basilica di San Giovanni come in una scena pittorica di scampagnate ottocentesche, disseminato dei resti pregiati degli sventramenti del Centro Storico e, forse, da qualche studio di artista all'interno. Un'occasione irripetibile per estendere l'esperienza del limitrofo Museo delle Mura, per il tramite degli antichi camminamenti, e donare alla città un'altra area verde all'interno della sua cinta. Tra gli interventi di più ampio respiro, costo e lungo periodo, che potrebbero avere notevoli ricadute non soltanto sulle mura ma su interi quadranti della città, oltre che sulla sua stessa immagine, a nostro avviso due dovrebbero avere la priorità:
- riqualificazione di Corso d'Italia ed interramento dei tunnel allo scopo di allontanare il traffico e la sosta automobilistica dal piede delle Mura, che in questo settore si presentano in tutta la loro bellezza, e restituire dignità all'intero Corso d'Italia, oggi desertificato parcheggio senza fruizione nè alberi, e riportarlo alla sua originaria vocazione di passeggiata alberata; peraltro, tra Piazza Fiume e Porta Pia, in corrispondenza della Breccia, il viale non è stato alterato dalle rampe dei tunnel per cui potrebbe costituire il primo e più agevole tratto da riqualificare;
- tunnel alternativo a Viale del Muro Torto e sua pedonalizzazione con Piazzale Flaminio: in continuità con l'intervento precedente la realizzazione di un tunnel stradale alternativo al Viale del Muro Torto, al di sotto di questo o di Villa Borghese tra Piazzale Flaminio e Porta Pinciana, in corrispondenza dei viali George Washington, La Guardia e San Paolo del Brasile, potrebbe restituire alla città una storica passeggiata di oltre un chilometro lungo le mura, di riconnettere visivamente e fisicamente Villa Borghese al Pincio con la creazione di un'oasi di silenzio e senza emissioni, di creare al piede del fronte delle torri di Villa Medici l'originaria area di rispetto in connessione con l'ampia radura del Galoppatoio, ancora oggi l'area con minore identità e a maggior rischio di degrado dell'intera villa. La pedonalizzazione di Piazzale Flaminio, l'ingresso nobile da nord del Centro Storico e del Tridente, oggi uno dei punti più caotici, rumorosi e inquinati della città di fronte a Porta del Popolo, rappresenterebbe il degno coronamento di un'operazione di importanza epocale per Roma.
In un successivo documento verranno analizzate nel dettaglio le criticità dei singoli tratti delle mura e le possibili soluzioni. ??????
